mercoledì 19 giugno 2013

Intervista a Giorgio Gallavotti del Museo del Bottone di Santarcangelo di R. a cura della Dott.ssa Caterina Pisu, Coordinatore Ricerca e Comunicazione dell’Associazione Nazionale Piccoli Musei.
Recensione del libro "Il Bottone del Generale Zucchi" di Silvio Biondi ed Amedeo Blasi.



http://museumsnewspaper.blogspot.it/2013/06/tutti-i-bottoni-del-mondo.html

giovedì 6 giugno 2013

I BOTTONI DI RE GIORGIO


Ho letto con attenzione le singole storie raccontate nel libro “Il Bottone del Generale Zucchi” provando per ognuna un’emozione diversa. Mi vien da paragonare questo lavoro ad una partitura musicale dove ogni elemento, seppur nella sua diversità, concorre nella buona riuscita dell’opera. È come se gli autori, Silvio Biondi e Amedeo Blasi, avessero “cucito” i racconti con l’ago e il filo. Un filo rosso che unisce lembi di umanità strappata. Ci sono situazioni di fragilità, di avversità, situazioni che ognuno di noi vive, è un breviario della vita umana.

L’operetta, così mi piace definirla, si dispiega su due livelli, nel primo le storie, pur nella loro fantasiosità, restano agganciate a fatti reali e situazioni storiche. Il secondo livello, pur mantenendo saldo un criterio di moralità educativa, viaggia su atmosfere surreali, inverosimili ma possibili.
            Procedendo nella lettura si crea un legame tra l’io narrante e il lettore, una sorta di legame filiale. Delicatamente, da una storia all’altra, il bottone passa da una presenza casuale ad essere protagonista, e dall’essere protagonista si trasforma in colui che racconta la storia, la favola.
Nelle pieghe di queste pagine ho incontrato la novità, volevo sapere come andava a finire ogni singolo racconto. Ho riscoperto qualcosa che non sentivo da molto tempo, il piacere della curiosità.


Il disegno rappresenta una torre avvolta da un filo rosso con variegati bottoni posizionati in punti diversi. Ogni bottone è cucito nella sua storia e racconta la vita  dell’uomo che lo ha indossato, non posseduto. La torre menzionata è quella dell’orologio posta sulla sommità di una delle cittadine più caratteristiche e amate della terra di Romagna; Santarcangelo. Una torre neogotica edificata a fine ottocento che serviva come punto di riferimento per tutte quelle persone che volevano conoscere l’esatta ora del giorno. 

Allora il tempo era scandito dal rintocco delle campane delle chiese o dalla torre del municipio, e solo pochissime persone si potevano permettere di possedere un orologio. Il filo rosso che circonda la torre scorre in un vortice a spirale raggiungendo le estremità che prendono la forma di due mani. La mano in alto sembra voler afferrare la lancetta del tempo che in punta ha una cruna triangolare. È come se il tempo venisse a patti col filo rosso per farsi legare a sé. Aspetto che simboleggia la continua ricerca dell’uomo ad aggrapparsi, frenare, controllare… ma il tempo invece scorre e corre inesorabilmente.

Solo pochi impavidi hanno ancora il coraggio di lottare per l’enigmatica anima dei bottoni. Investito da sovrano della “Memoria Bottonica”, Giorgio Gallavotti raccoglie nella sua corte il Museo del Bottone di Santacangelo di Romagna, la chiave di lettura di un mondo semplice, a portata di mano, che sprigiona valori e tradizioni dal sapore antico. 

Ed ecco la mano di re Giorgio sbucare dalla piccola finestra sotto l’orologio. Trattiene l’ago: “Se il destino lo vorrà il filo rosso nella cruna passerà”. E’ la speranza che l’uomo ripone nel destino. La mano alla base della torre mostra la luna, il desiderio e la speranza di realizzare l’impossibile. La luna è nel catino e l’acqua dolcemente la riflette per noi; è un’illusione? O invece è proprio questa la realtà: potere incontrare le storie dei bottoni e finalmente imparare di nuovo a sognare.



Orazi Orazio.


mercoledì 5 giugno 2013

"IL BOTTONE DEL GENERALE ZUCCHI"

Tratto dal libro "Il Bottone del generale Zucchi" di Biondi Silvio e Amedeo Blasi

                     ( Papa Sisto V - Felice Peretti, N. Grottammare 13/12/1520 - M. Roma 27/08/1590)
                                                              227° Papa della Chiesa Cattolica


Nel silenzio della notte si risveglia il popolo dei bottoni, un mondo che percepisce solo chi sa ascoltare la voce delle cose. I bottoni  si rivolgono a chi sa dipingere senza pennelli, colori e tela, a chi sa ascoltare l’amore che sorge dal cuore.
In fondo al corridoio dell’ala destra del museo, in un angolo, dietro la porticina che dà verso la grotta di tufo, appoggiata a terra, c’è un’anfora ricolma di bottoni trovatelli, in attesa di catalogazione.
Ecco che Giorgio nota qualcosa, sogna o è desto, non importa, dal vaso si leva una voce. Un bottone, con fatica, è riuscito ad arrampicarsi fino all’imboccatura, si muove lentamente, è consumato, vecchio e vissuto, ma riesce a sporgersi:
- Sono trascorsi più di cinquecento anni - dice il bottone - e mi sembra ancora di essere lì, in piazza San Pietro. Ho come la sensazione di udire il grido fiero e coraggioso di quel marinaio ligure, come si chiamava? Certo, ora ricordo, Bresca!
- Stupito, Giorgio tende l’orecchio e ascolta:
- Bresca era un marinaio sanremese, giunse a Roma mosso dalla curiosità di assistere alle operazioni di innalzamento di un pesantissimo (e santissimo) obelisco egiziano. Mio padre, Sua Santità Papa Sisto V, lo volle erigere in piazza, al centro della circonferenza del colonnato del Bernini, di fronte alla maestà di San Pietro, ma poiché era egiziano di nascita fu posto a debita distanza dalla basilica.
- Il marinaio non conosceva le norme impartite dal pontefice ma, fortunatamente, si trovò a poche decine di metri dai lavori.
- A un certo punto l’uomo raccolse tutta la sua voce e gridò: - Acqua alle corde, acqua alle corde!
- Il Pontefice andò su tutte le furie: - Boia d’un diéval pòrch, chi cl’a’ zcòurs ? (Porco diavolo chi ha parlato?) - Miseriaccia parla in vernacolo romagnolo ed è marchigiano, vhe!
Sisto guardò severamente negli occhi il cardinal Ganciosi suo segretario di stato, poi sbatté forte il pugno sul bracciolo dello scanno, esclamando: - Ero stato chiaro, avevo dato ordine che durante la cerimonia nessuno doveva fiatare!
- Ganciosi sorrise, nel suo cuore, pensava a quella che il Papa chiamava cerimonia, annuì al suo sguardo e pensò: non solo li ammazza di fatica i popolani, ma non possono nemmeno lamentarsi!
- Sisto, ancora adirato per l’oltraggio, ordinò alle guardie di arrestare l’urlatore. Dopo aver impartito l’ordine accennò un sorriso, non proprio da beato, ma da sollevatore di pesi, che al termine dell’esercizio, lascia cadere il bilanciere provando una sensazione di leggerezza.
- Era da un po’ che la teneva ma come sempre, come al solito...    segue - 



Euro 5,00 + 2,00 spedizione   Info: silsab@inwind.it - biondi-blasi.blogspot.com

Lo trovi al Museo del Bottone Gallavotti a Santarcangelo di Romagna


Libreria Edicolè p.zza Europa Villa Verucchio - Edicola Sapigni Villa Verucchio 


Rimini p.zza Tre Martiri edicola Olivieri

Progetto "Padri al di là delle sbarre" - Festa del papà 2012 al carcere di Rimini

Non sempre ai bambini viene detta tutta la verità, specie se la verità è scomoda...


I bambini, al contrario, si accorgono subito che in prigione non ci sono lune appese, anzi respirano, come noi adulti, l'aria di costrizione di quel luogo, le sbarre saldate a tutte le finestre non hanno lo stesso fascino di tendine colorate. Quando al termine del colloquio il viso della madre si fa cupo e triste, e il papà detenuto si allontana in fila indiana scomparendo dietro un poliziotto in divisa, pensate ancora che il bambino creda di essere in ospedale oppure in un parco giochi particolare? allora qual'è la verità? 
Così, per uno strano meccanismo psicologico complesso e crudele, molti bambini somatizzano il disagio, il vuoto, lo smarrimento, fino a sentirsi in qualche caso addirittura responsabili dei problemi della propria famiglia. 
Il disagio col passare del tempo diventa colpa, insicurezza, porta al calo di autostima ecc.
La fattispecie è paragonabile ad un lutto non chiaro dove ti convinci che non ti è stata detta tutta la verità; un dolore non metabolizzato o accettato.
Arriva la mattina della festa, durante i preparativi, casualmente, scaturisce questo argomento con il dott. Vincenzo Di Pardo, amico e Coordinatore dell'Area Educativa d'Istituto; rimango veramente perplesso.
Era giunto il momento di entrare in scena, la sala colloqui addobbata a festa, i bambini mi aspettavano già seduti in cerchio. Pensavo di fare il mio pezzo indossando un anonimo maglioncino blu ma... all'ultimo istante non me la sono sentita di prendere in giro questi bambini. Indosso velocemente la giacca della divisa e sotto gli occhi interrogativi degli organizzatori entro in sala.
Mi presento ai bambini raccontando loro chi sono e il lavoro che svolgo. Poi, gli svelo cosa mi accadde una notte di 2 anni fa quando un folletto mi chiese nel sonno di diventare il suo segretario. Lentamente mi sbottono la giacca, i bambini spalancano gli occhi e sorridono, me la tolgo invitandoli ad immaginarmi con indosso il mio abito rosso scintillante da segretario e il gilèt di stelline colorate...

Dentro un rapporto chiaro, dove togliersi la giacca non significa dimenticarsi del ruolo ma semplicemente mostrare la completezza dell’uomo, la realtà torna a presidiare le vicende penitenziarie, nella consapevolezza che il principio di responsabilità nelle relazioni, se c’è buona volontà, costruisce buone intenzioni.  

P.S.   Quindici giorni dopo la festa del papà in carcere, trovandomi di servizio alle sale colloqui, una bambina di circa 6 anni mi viene incontro dicendomi sottovoce:  - Dì al tuo amico folletto che è nato un fiore viola!

Con affetto,
Assistente C. Biondi Silvio.





      









































































sabato 27 aprile 2013

"Il Bottone del Generale Zucchi" 2013 Graph Editore



    IL BOTTONE DEL GENERALE ZUCCHI

         Autori Silvio Biondi - Amedeo Blasi

             Graph Edizioni San Leo, 2013

     Euro 5,00 + 2,00 spedizione

    INFO:    silsab@inwind.it





   






















                             

















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