mercoledì 5 giugno 2013

Progetto "Padri al di là delle sbarre" - Festa del papà 2012 al carcere di Rimini

Non sempre ai bambini viene detta tutta la verità, specie se la verità è scomoda...


I bambini, al contrario, si accorgono subito che in prigione non ci sono lune appese, anzi respirano, come noi adulti, l'aria di costrizione di quel luogo, le sbarre saldate a tutte le finestre non hanno lo stesso fascino di tendine colorate. Quando al termine del colloquio il viso della madre si fa cupo e triste, e il papà detenuto si allontana in fila indiana scomparendo dietro un poliziotto in divisa, pensate ancora che il bambino creda di essere in ospedale oppure in un parco giochi particolare? allora qual'è la verità? 
Così, per uno strano meccanismo psicologico complesso e crudele, molti bambini somatizzano il disagio, il vuoto, lo smarrimento, fino a sentirsi in qualche caso addirittura responsabili dei problemi della propria famiglia. 
Il disagio col passare del tempo diventa colpa, insicurezza, porta al calo di autostima ecc.
La fattispecie è paragonabile ad un lutto non chiaro dove ti convinci che non ti è stata detta tutta la verità; un dolore non metabolizzato o accettato.
Arriva la mattina della festa, durante i preparativi, casualmente, scaturisce questo argomento con il dott. Vincenzo Di Pardo, amico e Coordinatore dell'Area Educativa d'Istituto; rimango veramente perplesso.
Era giunto il momento di entrare in scena, la sala colloqui addobbata a festa, i bambini mi aspettavano già seduti in cerchio. Pensavo di fare il mio pezzo indossando un anonimo maglioncino blu ma... all'ultimo istante non me la sono sentita di prendere in giro questi bambini. Indosso velocemente la giacca della divisa e sotto gli occhi interrogativi degli organizzatori entro in sala.
Mi presento ai bambini raccontando loro chi sono e il lavoro che svolgo. Poi, gli svelo cosa mi accadde una notte di 2 anni fa quando un folletto mi chiese nel sonno di diventare il suo segretario. Lentamente mi sbottono la giacca, i bambini spalancano gli occhi e sorridono, me la tolgo invitandoli ad immaginarmi con indosso il mio abito rosso scintillante da segretario e il gilèt di stelline colorate...

Dentro un rapporto chiaro, dove togliersi la giacca non significa dimenticarsi del ruolo ma semplicemente mostrare la completezza dell’uomo, la realtà torna a presidiare le vicende penitenziarie, nella consapevolezza che il principio di responsabilità nelle relazioni, se c’è buona volontà, costruisce buone intenzioni.  

P.S.   Quindici giorni dopo la festa del papà in carcere, trovandomi di servizio alle sale colloqui, una bambina di circa 6 anni mi viene incontro dicendomi sottovoce:  - Dì al tuo amico folletto che è nato un fiore viola!

Con affetto,
Assistente C. Biondi Silvio.





      









































































2 commenti:

  1. PROF. BLASI EUGENIA: Ciao Silvio, complimenti a tutti coloro che hanno cercato di dare un senso alla vita monotona e triste di tante persone che, pur avendo sbagliato, sono conscie di ciò e desiderano dare un po' di dignità ai loro giorni recuperando spazi, tempi ed emozioni.
    Il vostro è un lavoro di grande responsabilità, ma anche di genialità; è la genialità che lo rende più vivibile e umano donandogli un tocco di speranza. A proposito di favole credo che la stessa vicenda vissuta il 19 marzo, con la storia del folletto e del presidente dei folletti, fino alla fine dell'incontro è, a sua volta, una fiaba che evidenzia come con volontà e impegno le cose possono migliorare quando si riesce a toccare le corde del cuore con la verità ben detta e aperta ad un futuro che può ripetersi e cambiare. Un saluto affettuoso e pieno di luce. Eugenia
    AVV.TO ELENA GUIDI: I folletti tornano sempre! Bravo! Racconto pieno di umanità!
    MAESTRA CASTELLANI MONICA: Ho letto con attenzione " Basta togliersi la giacca" e... mi sono commossa. Ciao Monica
    MATTEINI PALMERINI MAURIZIO: Gran bella storia Silvio!!!

    MARIO ALVISI: Vedo che il sociale e l'amore per il prossimo non hanno confini, neppure fra le sbarre di un carcere. Complimenti. Mario Alvisi
    GALLAVOTTI GIORGIO: Bello ed interessante. Ottimo lavoro. Complimenti Giorgio
    BARBACCIA ROSSANA: Grazie Silvio per la bellissima e consolante storia di vita che mi hai mandato. Ti ringrazio della bella visita al mulino anche se rimpiango di non aver preso il libro di favole. Poi dove finisce la favola ed inizia la realtà? Ciao Rossana (a presto)
    DR.SSA TOMMASINI PAOLA – DR. PAOLO FARAONE: Ciao Silvio, sono Paola. Ti scrivo due righe per ringraziarti, anche da parte di Mario dei libri che mi sono arrivati e complimentarmi delle iniziative che fate al lavoro. E' veramente toccante quello che avete fatto e detto e da come lo avete descritto riuscite a permeare nel cuore. Spero che, grazie anche a quanto voi trasmettete a livello umano e il sentimento che cercate di mantenere fra genitori e figli, questi bambini non rimangano troppo segnati dalla sofferenza della situazione che hanno in famiglia.
    Grazie ancora di tutto
    Speriamo di tornare presto al mitico mulino. Chissà che anche noi riusciamo a vedere un qualche folletto benevolo!
    Un abbraccio a te e famiglia.
    Paola

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  2. Ass. te C. Biondi,
    leggere la sua testimonianza mi ha emozionato. Il modo in cui ha parlato ai figli dei detenuti è stato geniale, ricco di sensibilità e umanità, ma soprattutto efficace.
    Perché - come ha detto Lei - non ha mentito, ma nei modi e con i metodi dovuti, ha detto a quei bimbi la verità, così facendo un grande servigio alla verità e alla Polizia Penitenziaria e all’Amministrazione di appartenenza.

    Roma lì 13/04/2013 D.A.P Commissario di Polizia Penitenziaria Daniela C.

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